Guerre e Battaglie




Badolato come pochi altri paesi Calabresi, proprio per questa sua forza, era definito borgo armigero e militarista, non bisogna infatti dimenticare che i suoi feudatari fin dal 1283, attuarono una politica espansionistica, volta all’ egemonizzazione dei paesi limitrofi, e dei loro territori, come S.Caterina, Isca e S.Andrea, i cosi detti Casali.
Questa politica di conquista fu possibile in buona parte anche grazie all’ inespugnabile castello, che la proteggeva, e nel quale vi si rifugio’ anche Ruggero di Lauria.
 Provvisto di una fanteria professionista, e una invincibile cavalleria corazzata, come si evince da cronache e documenti risalenti al 1567, il castello di Badolato costituiva una valida garanzia difensiva anche per i paesi vicini, che gravitavano sotto la giurisdizione politica, amministrativa e fiscale, dei feudatari Badolatesi.

 

LA  BATTAGLIA DEL 1270 TRA FILIPPO DE BADULATO, E IL CONTE RUFFO.

Filippo uomo d’azione, audace e intraprendente, fu titolare del feudo di Badolato, dall’avvento degli Angioini, fino al 1271.
Nel giugno, e ai primi di luglio del 1269, sessanta armati di ventura, al soldo del conte Ruffo di Catanzaro, per ordine di questi, presero a saccheggiare e ammazzare, con incessanti scorribande i territori sotto la giurisdizione della baronia di Badolato.
Per porre fine alle incursioni delle sue bande armate, Pietro Ruffo pretese da Filippo, il pagamento triennale di 800 once d’oro, ma Filippo non cedette al ricatto, e cosi tra i due feudatari ebbe corso una guerra durata due anni, costituita inizialmente da scaramucce e imboscate, e con perdite da entrambe le parti.
Ma nella prima settimana del maggio 1270, l’esercito di Badolato, perse la battaglia campale contro le piu’ numerose armate del conte Ruffo di Catanzaro, e cosi’ i Badolatesi furono costretti a chiudersi tra le mura fortificate del borgo, per resistere a un assedio protrattosi diversi mesi.
Il barone Filippo de Badulato per evitare l’umiliazione della resa, gioco’ la sua ultima carta, chiese aiuto al Re, affinché intercedesse presso il conte Ruffo, e lo convincesse a desistere.
Ma prima che il Re potesse fare o dire qualsiasi cosa, il potente conte Ruffo, era riuscito a creare una breccia nella porta maggiore del borgo, e quindi a entrarvi alla testa di 900 fanti, e 600 cavalleggeri pesanti.(bisogna ricordare che all’epoca i dispacci, erano portati da messaggeri a cavallo, e tal volta tra una richiesta e la risposta, potevano passare diverse settimane.)
La conseguente resa del castello, ultimo baluardo di Badolato, fu cosi’ incondizionata, e il feudo rimase al Casato Ruffo, passando da un ramo all’altro della famiglia, praticamente fino al 1451.

 

LA SOMMOSSA POPOLARE DEL 1321

(in allestimento)

L’ASSALTO DEI TURCHI DEL 1574

(in allestimento)

LA SEDIZIONE POPOLARE DEL 1597

(in allestimento)

LA RAZIA DEI TURCHESCHI DEL 1622

(in allestimento)

L’ASSALTO ALLA TARTANA DELLA S.S.ANNUNZIATA.

(in allestimento)

L’ASSALTO ALLA MASSERIA FORTIFICATA, DELLA TENUTA DI GIANBARTOLO, DEI BARONI GALLELLI.

(in allestimento)

L’ATTACCO DEI BRIGANTI NEL 1858 ALLA OTTOCENTESCA VILLA- FORTEZZA DELLA TENUTA DI PIETRA NERA, DEI BARONI GALLELLI.

La residenza nel corso della sua storia, respinse solo un attacco di circa 12-13 briganti, verificatosi
in un afoso giugno del 1858, e conclusosi quasi subito con una scaramuccia.
A quell’epoca si stima infatti che nella tenuta di Pietra Nera soggiornassero quasi stabilmente 35 persone, tra amministratori, custodi, guardiani, domestici, stallieri, cocchieri, e camerieri personali, che dimoravano nell’edificio della servitu’.
I briganti arrivarono a piedi all’imbrunire, dalla campagna che si estende verso il fiume, imbracciando pistole e fucili.
Ma gia’i mastini liberi in giardino fiutandoli, forse contro vento, cominciarono ad abbaiare ripetutamente, allertando cosi’ i guardiani.
Fu proprio uno degli “uomini di fiducia del barone”,  tal Caporale, chiamato “falcone” che passeggiando in giardino con un collega, entrambi col fucile a tracolla e il cappellaccio,accortosi di cio’ che stava per accadere, diede l’allarme sparando in aria, e avvisando cosi anche gli altri, alcuni dei quali all’initerno della residenza.
I briganti subito avvistati, riuscirono ad arrivare solo a poche centinaia di metri dalla dimora, poiche’ si videro infatti bersaglio.
Dalle feritoie si apri’ contro di loro, un fuoco incrociato di sbarramento,tanto violento che questi vistisi scoperti e senza riparo, per qualche minuto non seppero cosa fare.
L’effetto sorpresa era stato vanificato, la loro tattica di attacco scoperta, da aggressori erano diventati bersagli. 
Quasi subito alcuni di loro, tornarono da dove erano venuti, sparando per proteggersi la fuga, altri invece si ripararono dietro gli alberi, ingaggiando per qualche minuto una scaramuccia impari, con le torri e le feritoie della villa-fortezza.
Ma quando uno di loro cadde al suolo ferito ad una gamba, il grosso del gruppo capi’ che era meglio ripiegare come i compagni.
Il barone cav. avv. don Giuseppe Gallelli, dopo quell’avvenimento, si dice che per meglio difendersi assoldo’  una guardiania, costituita dal capo brigante del paese, e della sua banda.
All’epoca era forse l’unica soluzione per arginare le altre bande, e controllare cosi efficacemente i possedimenti e i beni del Casato.
Da quel giorno inoltre il barone don Giuseppe Gallelli, si mosse sempre in carrozza con una scorta di 4-5 briganti al seguito.

Prof. Antonio Gesualdo.

       

LE FONTI

Storia di Badolato medioevale e moderna. Di Antonio Gesualdo, edizioni Frama sud. 1989
Storia di Badolato dal medio evo al 900 di Antonio Gesualdo, edizioni Frama sud. 1986
Storia di Badolato dal 1799 al 1999. di Antonio Gesualdo, 1999
Catasto onciario di Badolato.
Elenco regionale nobiliare.
Calabria infeudata di Gustavo Valente. 1996
Nobilta’ e città Calabresi infeudate. Di Franz von Lobstin. Edizioni frama sud 1982
Il sovrano militare ordine di Malta e la Calabria, di Gustavo Valente. Baruffa editore 1996
Le ultime intestazioni feudali in Calabria. di Mario Pellicano Castagna,edizioni effemme. 1982